di Gaia Agnelli

Sentirsi in perfetta sintonia con l'altro: è la rara e travolgente "affinità elettiva"
BARI – Sono incontri speciali, avvengono poche volte nella vita e conducono a rapporti in grado di stravolgere la propria esistenza. Parliamo delle cosiddette “affinità elettive”, quei rari legami che nascono in maniera del tutto naturale, creando una sintonia perfetta tra individui.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il nome è stato coniato dal grande scrittore tedesco J.W.V Goethe, che nel 1809 pubblicò il romanzo “Le affinità elettive”, in cui faceva un parallelismo tra gli elementi chimici e i rapporti interpersonali. Secondo l’autore, così come ad esempio l’acqua si mescola perfettamente con l’alcol (al contrario dell’olio), allo stesso modo ci sono individui che sono fatti per unirsi, compenetrandosi e influenzandosi a vicenda, senza perdere la propria unicità.

Una vera e propria alchimia che rimanda al “Simposio” di Platone, ovvero al mito delle “anime gemelle”: persone queste ultime separate alla nascita e destinate a cercarsi così per tutta la vita.   

Ma come si creano le affinità elettive e come facciamo a riconoscerle? Per rispondere a queste domande abbiamo parlato con il 35enne Marco Magliozzi, psicologo e psicoterapeuta barese. 

Quando nascono le “affinità elettive”?

Si realizzano quando tra due persone “scatta una molla” che le porta a sentirsi in completa sintonia. Si instaura in questi casi un’intesa profonda che coinvolge mente, anima e corpo, traducendosi in una complementarità nel modo di sentire, pensare e agire. Rapporti, questi, che conducono sempre a un cambiamento radicale della vita dei due individui.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In che modo si creano questi legami così speciali?

Non vi è una risposta scientifica che possa spiegare le origini di un’alchimia. Di certo non parliamo di circostanze che capitano tutti giorni: si tratta di incontri davvero rari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come si capisce di essere di fronte a un’anima gemella?

Lo si avverte a pelle. Si provano sensazioni nuove, il cuore batte più velocemente, il respiro aumenta. Nasce una sorta di simpatia “a prima vista” che ci fa sentire a nostro agio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche la comunicazione è facilitata?

Tra affini ci si capisce anche senza parlare, attraverso una comunicazione non verbale fatta di sguardi, sorrisi, intese e movimenti. Spesso ci si ritrova addirittura a dire le stesse cose nello stesso momento: ci si mette infatti nei panni dell’altro provando così le stesse emozioni e arrivando quasi a “leggersi nel pensiero”.  


Tra affini la si pensa sempre allo stesso modo?

Per niente: non si va necessariamente d’accordo e si litiga, così come in ogni relazione. Sono però le modalità con cui si battibecca a fare la differenza, perché se in un dibattito tra “normali” si tende ad azzerare l’altro e a annullarlo, in quello tra “eletti” entra in gioco la capacità innata di usare le proprie diversità per completarsi. Quindi le discussioni diventano costruttive: sono scontri-incontri al termine dei quali ci si sente migliorati e potenziati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta però di persone simili tra loro?

Non sempre si tratta di individui con gusti uguali e un medesimo stile di vita. In questi casi infatti non conta avere la stessa età, nazionalità o retaggio culturale: a volte il legame nasce proprio con l’ultima persona che si sarebbe immaginato di frequentare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma la sintonia è solo mentale o di mezzo c’è anche l’attrazione fisica?

È prima di tutto mentale, anche se naturalmente quando c’è “simpatia” entrano in gioco attivazioni chimiche del nostro organismo quali dopamina, feniletilammina, adrenalina, ossitocina e testosterone per gli uomini. Si tratta di neurotrasmettitori rilasciati dal cervello che agiscono generando piacere, euforia, eccitazione ed entusiasmo e che portano quindi ad avvicinarsi “fisicamente”, a un contatto corporeo. E così spesso l’affinità elettiva sfocia in un’affinità “genetica”, basata su analogie biologiche e tesa alla riproduzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli affini sono destinati a incontrarsi?

No, anche se la vita pone le occasioni per imbattersi in un “affine”, a volte si rischia di non accorgersene, perché si è presi e occupati da altro. Potremmo quindi incontrare persone del genere, ma se ignoriamo i segnali che queste ci lanciano, le incroceremo senza neanche guardarle. Ci vuole in questi casi apertura mentale e una predisposizione a metterci in gioco, superando i limiti e le regole che ci vengono imposti dalla società o dalla famiglia. Tra l’altro con un “eletto” viene fuori il nostro vero “io”, ma spesso l’idea di conoscersi in profondità spaventa. Non sempre si è pronti a lasciare ciò che si sta vivendo per tuffarsi in nuove esperienze: non tutti sono preparati alla felicità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nell’immagine: “Baiser de l’Hotel De Ville” di Robert Doisneau


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  • pino vermiglio - sono un eletto e affine


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